Plan della Turnetta

Un'anonima cima ma una vista senza pari.
Valle D'Aosta, val di Cogne, Valnontey avamposto della valle che si chiude sulle vette intorno al 4000m., boschi di larici incantevoli, un sentiero che scorre su versanti scoscesi, sotto le ruvide e scure creste di Cima Valmiana si allarga un balcone meraviglioso verso i ghiacciai e le cime del Gran Paradiso.


Le Dolomiti non ci hanno voluto quest’anno, l’Italia intera ci si è riversata, ciò che non potè l’uomo riuscì al Covid-19, far sbocciare “l’amore” per la montagna; insomma siamo rimasti a piedi, non abbiamo trovato struttura che ci accogliesse. Al grido di boia chi molla ci siamo voltati sul versante opposto, l’arco alpino è così vasto, abbiamo fatto due telefonate in Val D’Aosta e tutte e due sono andate a segno, avevamo il solo problema della scelta, che è caduta nel posto più alto e più isolato che potevamo avere a disposizione; un alberghetto a Valnontey, conduzione familiare, solo otto stanze, ci è sembrato adattissimo; conosceremo più avanti Tiziano e Valentina i titolari, formano una coppia ospitale e affiatata, lui è un cuoco da tutte le stelle del mondo, scopriremo più tardi l’arco del Gran Paradiso lassù a fondo valle a far sognare ogni momento e troveremo un mare di sentieri a disposizione, non proprio un piano B alla fine. Ambiente suggestivo, incastrato nell’alta valle di Cogne, oltre le strade finiscono, le montagne scendono ripide e massicce, gli orizzonti sono corti, intorno solo cime, notiamo subito la differenza con le Dolomiti, il maggiore isolamento, il minor numero di strutture in quota, meno turismo, quasi assenti i concatenamenti… E’ Domenica, pensiamo sia come sempre in questi periodi una giornata di super affollamento sui sentieri, meglio tenersi lontani dai rifugi e scegliamo una meta secondaria, consultando la cartina individuo una traccia che inizia poco a monte di Valnontey, mi sembra raggiunga un “balcone” con vista sui ghiacciai del Gran Paradiso, Marina si fida, lasceremo il rifugio Sella, l’antica casa di caccia del Re d’Italia al giorno dopo. Il bello di queste escursioni sulle Alpi è che esci da “casa” con gli scarponi, è un piacere così sottile che lo si gusta piano piano, risaliamo la valle in direzione Gran Paradiso, dalla parte opposta del fiume per poco più di un chilometro fino ad un secondo ponte, località Leutta, dove lo riattraversiamo di nuovo, tutta l’escursione di oggi si svolgerà sul lato Nord della valle; superato il ponte della Leutta una palina con svariati segnali ed in particolare quelli su una grossa roccia lì accanto indicano l’inizio del sentiero 22A per il Plan della Turnetta (+20min.). C’è da dire che i segnali in Val D’Aosta sono spesso di colore giallo. Il sentiero si inerpica immediatamente con frequenti tornanti all’interno di un ampio e ripido vallone detritico, praticamente una lingua di roccia che punta verso l’alto e che interrompe i rigogliosi boschi di larici che popolano i versanti di queste montagne; la linea grigiastra del torrente al centro della valle si fa sottile a vista d’occhio, saliamo molto velocemente, i tanti cespugli di lamponi a fianco alla traccia forniscono però la scusa per frequenti soste golose. Saliti quasi verticali i primi 250m di dislivello, quando inizi a cercare di capire come si possa continuare a puntare in alto il sentiero piega sulla destra e dopo pochi metri entra nel bosco, inizia da qui un traverso mai difficile ma sempre in salita, alcuni strappi sono anche ripidi; il versante è inevitabilmente molto scosceso, l’inevitabilmente è riferito a quando poco prima guardando dal basso non riuscivo ad intuire la traccia proprio per via della verticalità del versante. Un bosco incantato di meravigliosi larici, il sentiero fila sul ciglio del versante che scivola giù, molti sali, pochi scendi, qualche tratto di cengia, uno protetto da corda (non servirebbe) su una scalinata quasi naturale meravigliosa, un passaggio che sfiora una piccola cascata che plana su un piano inclinato di scure rocce fino a che non usciamo su alcuni slarghi con i primi affacci sulle vette imbiancate del Gran Paradiso; raggiungiamo quello che sulla carta viene riportato come il rudere della Grandzetta ( +1.10 ore ) ma che evidentemente è stato ristrutturato ed è quanto di più vicino ad un rifugio di montagna possa essere, di quelli delle favole, dove manca solo Heidi o lo gnomo. In bella posizione, completamente in pietra, anche le grondaie sono in sintonia con l’ambiente, sono state ricavate da tronchi di larice divisi a metà e scavati all’interno, sarebbe stato bello visitarlo ma evidentemente è privato ed è chiuso come si deve. Si riprende a traversare con pendenza minore rientrando nel bosco fino ad uscirne definitivamente di fronte al Plan della Turnetta e sotto le alte creste che raggiungono l’aguzza Punta Valmiana, un mare senza fine di scura roccia priva di vegetazione. Per raggiungere il Plan della Turnetta dobbiamo scendere un po’ e attraversare un’ampia conca disseminata di grosse rocce detritiche; le dimensioni tra queste montagne si perdono, ci si confonde, la conca è larga da attraversare, pochi segnali, molti ometti indicano i passaggi migliori ma sbagliarsi è facile e infatti deviamo per delle linee che ci sembrano logiche ma che non sono il sentiero tracciato, nulla di problematico comunque. Raggiungiamo la vetta (+50min.), 2418 m panoramicissimi, una ampia piatta cima che si apre senza ostacoli verso il Gran Paradiso; il ghiacciaio della Tribolazione è lì davanti, con tutto il suo sofferto scivolamento a valle, il 4000 del Gran paradiso è lì davanti, il Piccolo Paradiso l’appuntito Herbetet, tutte le lingue di ghiaccio che scivolano a valle sono là davanti, la valle sale e si allarga sotto l’arco delle tante vette, è solcata dal torrente Valnontey che si va formando raccogliendo i rivoli di scolo dei tanti ghiacciai, è un posto unico, bellissimo pur nella sua durezza, il paradiso è qui nel vero senso del termine, panorama come pochi davvero. Ci sediamo sul piano erboso della cima che da dove siamo arrivati è davvero poco evidente ma che pochi metri più in là precipita verticale, vento leggero, sole, rimaniamo quasi un’ora in questo posto idilliaco, senza mai riuscire a posare lo sguardo per più di pochi secondi su un dettaglio, sembra tutto troppo, le distanze non consentono di distinguere i vari bivacchi disseminati sulle pareti, non permettono di cogliere i dettagli dei seracchi e dei muri di ghiaccio ma è uno stupendo guardare comunque; giochiamo a cercare di intuire quelle che ci appaiono vie possibili per raggiungere il Gran Paradiso, non sembra troppo complicato farlo ma ci rendiamo conto che siamo troppo lontani per poter fare delle congetture attendibili, rimane comunque un gioco. Non ci saremmo mai mossi, era come stare in prima fila ed avere la natura meravigliosa solo per noi, la quiete che ci veniva restituita era di quelle che si vivono raramente ma alla fine ci è toccato ripiegare, e inevitabilmente per la stessa via dell’andata, praticamente precipitando verso valle tanta è la verticalità dei versanti; un incontro da lontano con un camoscio che non si è turbato affatto della nostra presenza e che al contrario ci ha regalato un salto in arrampicata su un roccione da incredibile equilibrista, di nuovo il rifugio, gli incroci con i ruscelli e le cascatelle, le due cenge e tante gustose soste a caccia di lamponi, è bastata un po’ di attenzione ed uscire di pochi metri dal sentiero per fare delle raccolte copiose; impieghiamo 2.10 ore per scendere i poco più di 800m di dislivello ed arrivare a ponte Leutta, da lì il borgo di Valnontey è poca cosa. Il primo approccio con queste montagne non ci ha portato su una meta gettonata, di quelle che sono riportate sulle guide, di quelle che richiamano centinaia di escursionisti; siamo rimasti soli quasi sempre, gustando fino in fondo la bellezza dei boschi di larici, gustando l’affaccio sul Gran Paradiso che è di quelli che non si dimenticano facilmente. Alla fine di questa settimana in Val D’Aosta risulterà forse l’escursione più bella e più intima. Un bel modo di iniziare.